Il 28 febbraio esce ‘Nevada’, il nuovo album di Nto’, che qui ci parla di musica, di Napoli e dell’immaginario raccontato da questo disco.

Venerdì 28 febbraio esce Nevada, il primo album con Sony Music di Nto’, anticipato dai singoli Salut feat. Speranza e dalla title track che vede il feat. di Clementino, pubblicata venerdì 31 gennaio 2020. Una nuova era per il rapper partenopeo, che in queste 12 tracce riesce comunque a non snaturarsi, pur variando molto nei featuring e nei tappeti sonori dei brani. La nostra intervista.

Ciao Antonio, volevo iniziare a parlare della genesi di questo album perché si tratta del tuo primo album con una major. Hai dovuto rispettare dei crismi a cui non eri abituato?
Rispetto ad alcuni anni fa, secondo me, le discografiche sono diventate più umane. Sono loro che seguono le tendenze. Questo ha fatto sì che ci fosse un po’ più di tranquillità e distensione. Io non sono un artista di primissima ora, quindi anche loro – acquisendomi in squadra – sapevano di avere a che fare con un artista che portava con sé uno storico e una certa credibilità di immagine. D’altra parte, cerco sempre di spingermi a fare cose che abbiano un respiro più largo, anche se sempre in modo serio. Questo è stato il vero upgrade: ho avuto un supporto maggiore per raggiungere i miei obiettivi. Avendo un branding fortissimo come quello di una major alcune cose sono andate meglio, è una garanzia in più per i featuring ad esempio, anche se il lavoro l’ho fatto io. Sicuramente c’è un valore aggiunto. L’unica cosa che mi sono sentito di dover rispettare è stato un equilibrio tra italiano e napoletano. Avendo però negli anni fatto cose in italiano, diciamo già dal 2012, credo di aver alternato italiano e napoletano in modo casuale e continuo. Sono stato solamente un po’ più attento a distribuire l’italiano.

Credo tuttavia che tu non ti sia assolutamente snaturato. Se sei dovuto scendere a qualche compromesso, almeno io, non l’ho percepito.
Già da indipendente sono stato più attento a certe tendenze, dai beat più veloci ad alcune melodie più gradevoli. Ho ascoltato le persone. Il nostro genere si è fatto molto influenzare. Ho sviluppato in questo momento le mie diverse anime. Mi porto dietro quella dei Co’Sang gelosamente e caramente e in qualche pezzo l’ho proprio rivendicata, come in quello con Gianni Bismark. Poi ho un’altra anima più R’nB’. Sono contento che si percepisca che non mi sono snaturato, perché sono stato molto attento ad evolvere le mie anime in modo coerente.

Già i due singoli che hanno anticipato l’album hanno due anime molto differenti, sembrano i due lati opposti della stessa medaglia.
Rappresentano molto l’album, è vero. Rappresentano molto questa varietà, però sono riuscito a mantenere la coerenza che credo ci fosse anche già ne Il Coraggio Impossibile. Presento varie cose che però fanno parte della mia personalità artistica.

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Che è variegatissima.
Sì, e ascolto tanto. So precisamente cosa va e lo trasferisco nelle mie cose facendo una sintesi. Bisogna stare sul pezzo sempre, chi è rimasto un po’ indietro secondo me non ascolta davvero e crede che nelle cose recenti non ci sia verità. Invece ci sono verità musicali anche forti di significato, magari meno rispetto a prima, ma che rispecchiano comunque delle tendenze. E questo è molto importante.

Mi dici qualcosa sul titolo? Cosa rappresenta Nevada, è una metafora di Napoli?
In realtà non è un parallelismo tra Napoli e il Nevada. È più un immaginario. Il Nevada è un deserto, ma è anche uno Stato contenitore di tante cose. Contiene tutto ciò che è fittizio, dal divertimento di Las Vegas a cose strane come l’Area 51. Sono partito da quel tipo di pensiero. I nostri tempi sono molto aridi e pieni di immensi mostri di divertimento, che alla fine non ci lasciano niente se non uno sfruttamento economico o un’illusione. La dimensione illusoria della vita di oggi è, a mio avviso, molto simile a quella tipica di tutti i tipi di intrattenimento. Nevada, in questo senso, è più un immaginario fatto di aridità e di persone che fingono di divertirsi.

Nel singolo Nevada però i riferimenti a Napoli sono più palesi.
C’è la strofa di Clemente che fa degli accostamenti. Nel mio caso era meno contestualizzato, anche se anche io faccio riferimenti a Mergellina. Il video probabilmente spiegherà di più il pezzo. È uno stato mentale e uno stato d’animo. E ovviamente è Napoli. Puoi andare via da Napoli, come da qualsiasi altro posto, ma quel posto non andrà mai via da te.

A proposito di Napoli, l’identità artistica che ti regala questa città è più croce o delizia?
Secondo me sono allo stesso livello. O forse è più croce. Non tutti ce la fanno. Questo è un buon momento, forse se avessimo un po’ più di strutture che funzionassero e fossero al servizio del genere, sarebbe meglio. L’hip hop napoletano passa molto poco in radio, anche nelle grandi emittenti campane. Purtroppo ci sono cose che ancora andrebbero aggiustate. È una delizia perché rappresenti una città che ha un’identità fortissima non solo in Italia ma nel mondo, per non parlare dell’Europa. Cinematograficamente ha una forza incredibile, ma dal punto di vista di opportunità ce ne vorrebbero di più.

Un peccato, perché il rap partenopeo ha forse quella connotazione ‘di strada’ che sta poi alle origini del genere.
È vero, ma questo è inevitabile. Napoli ha delle figure tutte sue. La vita è talmente identitaria che siamo persone uniche, con esistenze uniche. Non voglio fare parallelismi denigratori, ma qui c’è un modo di vivere molto simile a quello dell’America Latina ed è questo il tipo di identità che ereditiamo. Si riflette ovviamente sulla produzione musicale. Forse per questo il rap di altre regioni risulta più forzato.

Nel senso che la vita di strada a Napoli è reale.
Purtroppo sì. Però, diciamo la verità, il rap oggi racconta anche altro. Ci sono realtà come quella degli Psicologi, ragazzi di Napoli, che raccontano una realtà diversa – molto distante dai quartieri e dalle storie di strada – e che stanno avendo un riscontro enorme. Questo mi fa piacere. Per questo dico che per Napoli è un buon momento. È una parte di Napoli buona quella che raccontano loro, a metà strada tra indie e rap. C’è anche questo oggi.

Passando ai featuring, i primi due singoli hanno nomi molto partenopei. Ma c’è anche un featuring con Nina Zilli. Quale collaborazione ti ha sorpreso di più?
Ho quasi con tutti un rapporto umano. Con Jake (La Furia, ndr) ci conosciamo da sempre. Con Gianni avevamo conoscenze in comune e quindi gli era arrivata all’orecchio la mia voglia di collaborare con lui, che poi era reciproca. Nina era un po’ più lontana da me de facto, però facendo questo pezzo che è nato con Enzo (Avitabile, ndr) e che ha varie intenzioni – perché parla della libertà personale e quindi anche della donna – abbiamo subito voluto una voce come la sua. E alla fine abbiamo scritto al suo manager, Maurizio Giannini, che è stato gentilissimo.

In effetti pensavo proprio a Nina quando parlavo di featuring che sulla carta non ci aspetta da te.
Lei però, se ci pensi, viene da una formazione praticamente uguale alla mia, quella post-Sangue Misto e quei gruppi lì. Ha collaborato già con i Casino Royale e con Giuliano Palma. Appartiene a quell’area di riferimento urban di quel periodo, quindi c’è sempre stata ed è molto vicina anche al mondo dell’hip hop. Ho una stima immensa per lei, ha una voce incredibile. Il fatto di sapere che lei fosse presa bene e che aveva accettato il featuring per me fu incredibile, perché veramente ci tenevo. Per me il featuring è riuscito, poi starà alle persone giudicare.

E gli altri featuring?
C’è Nico Tesla che è un ragazzo di Aversa molto promettente e che è già nella mia orbita da un po’. Ci frequentiamo e mi ha dato una mano. È un ragazzo molto poliedrico. Poi ci sono gli amici, Gianni Bismark, con cui avevo già collaborato nel suo primo album. Con Emiliana la collaborazione è invece partita grazie a Max Iovine, che ci ha presentato. Tutto è nato in una serata. Napoli l’ha presa molto molto bene, mi hanno già fermato alcune ragazze per strada per complimentarsi del pezzo, anche se ancora non era uscito. Va bè, tipico di Napoli. Ci sono anche pezzi da solo. In generale, non ho cercato featuring di tornaconto e che fossero uno specchietto per le allodole. Ho cercato di fare un ragionamento artistico sulle mie esigenze.

Ma tu che hai una testa sempre in movimento, cosa stai preparando ora?
Stiamo preparando il video con Clementino. Sarà girato da una promessa di Napoli. Ne sono molto felice.