Cadiamo insieme è il nuovo singolo di Holden, reduce dal successo virale di Na Na Na; producer e ora cantante, Joseph Carta racconta il coraggio quotidiano nelle relazioni. La nostra intervista.

A pochi giorni dalle Feste, Holden ha pubblicato il videoclip del nuovo singolo Cadiamo insieme, diretto da PeterMarvu. Il brano, disponibile in digitale dal 13 dicembre scorso, arriva dopo l’exploit di Na Na Na, traccia che ha scalato la Top Viral di Spotify e ha raggiunto la certificazione Oro con oltre 25mila copie vendute.

Un ottimo biglietto da visita per Holden, all’anagrafe Joseph Carta – cognome importante nella musica, vedi alla voce Paolo Carta –, che entra così nella famiglia di Sony Music Italia. Suoni urban e matrice elettronica sono la trama che sostiene Cadiamo insieme, che nel testo racconta il desiderio e insieme la fragilità dell’affidarsi all’altro.

Al centro, dunque, il sentimento che porta allo scoperto timori e insieme coraggio, con quella dose di istinto che ci fa lanciare anche nel vuoto. Ma solo se si cade insieme. Abbiamo rivolto qualche domanda a Holden per conoscere meglio la sua musica e i prossimi progetti.

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Cadiamo insieme è il titolo del tuo nuovo singolo, uscitodopo che il precedente aveva guadagnato la vetta della Top Viral: ansia de prestazione ne hai avuta?

Sicuramente dopo i risultati di Na Na Na le aspettative sono alte, ma ho più voglia di farcela che paura di non riuscire a riconfermarmi.

Quali suoni hanno influenzato questo pezzo e come li hai lavorati per raggiungere il risultato che possiamo ascoltare oggi?

A livello di arrangiamento ciò che caratterizza Cadiamo insieme secondo me è il lavoro fatto sulle voci nei ritornelli, vocoder e armonizzazioni.

Dal punto di vista dei contenuti, la canzone mette al centro la paura di diventare vulnerabili nel momento in cui ci si affida ad altri: il mondo in cui viviamo alimenta certi timori o fragilità?

Al giorno d’oggi, vedo tanta superficialità e questo sicuramente condiziona il tutto, ma più che il mondo attuale ciò che ci frena sono le esperienze negative; se sono le prime rischiano di fare “cattiva pubblicità” all’esperienza stessa, il che può portarci ad allontanarci da essa. Credo sia giusto avere il coraggio di fidarsi nonostante i rischi che si corrono.

È una forma di coraggio, quindi, decidere di “cadere insieme”?

È una forma di coraggio, si. Vivere una relazione significa condividere un sentimento e non solo, significa anche essere inevitabilmente vulnerabili, quando si ama si è più forti ma ci si concede anche di potersi mostrare più fragili con l’altra metà, questo comporta che si può venire feriti più facilmente.

La felicità è condizionata da qualcuno diverso da noi stessi e questo può spaventare. In qualche modo, amare può essere rischioso e dopo una relazione finita male mi sono reso conto di fare fatica a fidarmi o a lasciarmi andare. Cadiamo insieme parla di questo, del coraggio che ci vuole a superare questi ostacoli.

Sei producer e, dal 2018, cantante: se dovessi raccontare il tuo percorso e la tua identità artistica a chi non ti conosce, come ti presenteresti?

La musica mi accompagna da quando sono piccolo, da quando ne ho memoria. Ho iniziato per gioco e da un giorno all’altro mi sono ritrovato a passare notti in camera con le cuffie a scrivere pezzi.

Ho iniziato con l’EDM che è il genere che mi ha condizionato di più, ispirandomi ad artisti come Avicii, Zedd, Calvin Harris e molti altri.

È nata poi l’esigenza di fare altro, sapevo che l’EDM mi limitava sotto un certo punto di vista, non avrei potuto fare pezzi piano e voce, ad esempio, non avrei potuto scrivere pezzi lenti, perciò in contemporanea a questo progetto “dance” è nato Holden e i primi pezzi in italiano, che inizialmente condividevo solo con gli amici più stretti. Loro sono stati fondamentali, mi hanno da sempre sostenuto e incitato a far uscire quelle nuove produzioni sulle varie piattaforme.

E quali sono gli artisti che ti hanno influenzato di più?

Nell’EDM sicuramente Avicii e Zedd, in generale Post Malone, Lauv e Jeremy Zucker sono gli artisti che ascolto di più che mi condizionano tutt’oggi.

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Hai scelto un nome d’arte di ispirazione letteraria, come mai?

La scelta di “uscire allo scoperto” in un mondo diverso da quello EDM e in italiano è coinciso con il momento in cui ho iniziato la lettura del Il Giovane Holden. Fin dalle prime pagine, mi sono reso conto di quanto descrivesse me e di quanto, in determinati aspetti, fossimo simili. Holden è un simbolo di ribellione, di contraddizione, la stessa contraddizione che vive quotidianamente nella mia produzione, il giorno prima scrivo un pezzo come Non fa per me al pianoforte, e il giorno dopo un pezzo come Na Na Na di contenuto ed arrangiamento opposti.

Sei cresciuto in una famiglia in cui la musica non manca di certo: credi che questo abbia alimentato la tua voglia di dedicarti alle sette note? Temi o hai temuto l’usuratissima etichetta di ‘figlio di’?

Sicuramente vivere in una casa circondata di strumenti, ha incrementato lo sviluppo della mia passione. Prima di uscire con l’EP d’esordio Il giovane Holden avevo paura che il mio lavoro potesse essere attribuito a qualcuno che non fossi io, ma sto dimostrando che il percorso che ho intrapreso è interamente disegnato da me e a da nessun’altro.

Tutto ciò che sentite esce dalla mia stanza ed è farina del mio sacco.

E dopo Cadiamo insieme cosa ti aspetta e cosa si deve aspettare il tuo pubblico per il 2020?

Usciranno altri due singoli dopo Cadiamo insieme e stiamo lavorando a un album, che non vedo l’ora di far uscire, sarà formato da pezzi molto diversi fra loro e comprenderanno una vasta gamma di generi e stili diversi.