Tra i rapper della old school, Luca Aleotti alias Grido torna a farsi ascoltare con l’album ‘Diamanti e fango’. Un disco che merita più di un ascolto: la nostra intervista.

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Diamanti e fango è forse il disco più importante della mia vita”. Sono queste le prime parole con cui Grido (all’anagrafe Luca Aleotti ovvero fratello di Alessandro alias J-Ax) pronuncia per introdurre il suo terzo album solista. Dal suo esordio senza i Gemelli DiVersi sono trascorsi otto anni e l’artista si presenta con orgoglio come espone dette di quel rap italiano old school che difende contenuti e non solo forma.

Il disco che arriva in questo 2019 ne è la conferma. “Ho iniziato a lavorarci più di un anno fa e da allora ho cestinato, o meglio dire archiviato, oltre quaranta canzoni perché secondo me non erano al livello che volevo raggiungere. Sono cresciuto, maturato e ho ragionato su che cosa fosse importante per me e su che tipo di disco volessi fare.”

Il risultato è un progetto che si fa ascoltare con piacere ma che sa anche fornire momenti di riflessione sul presente che vanno oltre la facile rima. “Sono dell’idea che i dischi vadano ascoltati più di una volta perché possono avere certi elementi che colpiscono al primo ascolto ma non ci sono solo quelli. So che ciò che dico va un po’ contro quello che è il rap del momento, ma io voglio invitare a riflettere su degli spunti. Dietro a ogni rima c’è un viaggio infinito.”

Il titolo ‘Diamanti e fango’ è un ragionamento aperto su di me, sulla musica e in generale sulla vita. Ci sono momenti preziosi ma anche quelli difficili, in cui devi lottare e scavare. Siamo fatti di questo: di sogni e delusioni.

Fra i testi che meritano attenzione c’è Qualcosa di buono, brano che ha anticipato l’intero album e che vede Grido duettare con Il Cile. “Nasce da voglia di collaborare con un artista che ormai è un amico di famiglia – ha spiegato il rapper – e mentre lavoravo a questo disco ho mantenuto la promessa che ci eravamo scambiati.”

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Il racconto al centro della canzone parte da un incontro con ragazzi in condizioni di difficoltà con cui l’artista si è confrontato: “Abbiamo voluto fare qualcosa di buono trasmettendo un messaggio positivo. Ho pensato alle realtà che ho voluto raccontare anche nei miei contenuti web ovvero quelle persone che campione buone azioni indipendente dall’attività che fanno e mi sono concentrato sulla motivazione. Voglio dire che dobbiamo smettiamo di essere pessimisti e pensare che la società faccia solo schifo, ci sono tante cose belle e tanti supereroi della quotidianità.”

Mi ispirano le ingiustizie ma ne parlo sempre con un approccio costruttivo. Per esempio, detesto l’attitudine italiana di abituarsi alle cose che non vanno. A me piace cercare soluzioni.

A muovere Diamanti e fango c’è, ieri come oggi, la voglia di rinnovarsi mantenendo una propria salda identità. “Cerco di non ripetermi mai e questo significa che ogni volta si alza l’asticella per cercare sempre qualcosa di nuovo. – ha continuato Grido – Non ho aspettative per questo album, io faccio musica per trasmettere qualcosa e affermarmi come artista, non riesco a scrivere pensando se una cosa potrà funzione secondo il trend musicale.

Ho cercato di trovare il mio suono, quello che fosse riconducibile a me e a me soltanto. Oggi non sono più il sedicenne che sogna di fare il rap per istinto, ci ragiono sopra per dare importanza e profondità a quello che faccio perché sono convinto il rap debba raccontarti qualcosa della persona che lo sta facendo.”

Sono della vecchia scuola che non si arrende e che continua a credere nel rap che abbia contenuti. Per me la musica è guardarsi allo specchio tutti i giorni e riconoscersi.

Lo sguardo critico verso certa scena rap contemporanea è molto limpido, deciso, figlio di un percorso iniziato quando ancora gli spazi per quel ere in Italia erano quasi nulli. “Non mi sento mai arrivato. – ci ha confessato – Sono contento dell’affermazione del rap in Italia e del fatto che oggi non debba più spiegare cosa sia, ma lo sono un po’ meno quando mi accorgo che viene fatto solo per emulazione o per moda, senza contenuti. Il rap si è un po’ svuotato dalla sua attitudine iniziale.”

Oggi, a quarant’anni compiuti, Grido guarda avanti e l’impegno per i prossimi quaranta passa per la musica e glia affetti familiari: “Ho voglia di fare le cose meglio di come la abbia mai fatte prima, voglio cercare di essere il padre migliore per mio figlio e far stare bene chi mi è accanto. Farò musica fino a che sentirò il bisogno di farlo, ampliando la mi attività di autore per altri.

E poi mi piacerebbe scrivere un libro che magari diventi la sceneggiatura di un film che racconti il mondo di oggi, con una vena di romanticismo. E ovviamente non vedo l’ora di portare la mia musica dal vivo.” E l’appuntamento, senza guardare troppo lontano, è il per 2020.