La rocker italiana per eccellenza torna con il nuovo disco La differenza registrato a Nashville: oltreoceano Gianna Nannini ha scavato alle radici del rock. Ecco la nostra intervista.

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Country, rock e blues: sono queste le radici che Gianna Nannini ha voluto rispolverare con il nuovo album La differenza, dal 15 novembre, a due anni dal precedente Amore gigante. E per portare in superficie quei suoni dall’anima black, la rocker è volata oltreoceano, nella culla musicale americana di Nashville da cui ha tratto un disco che si riconnette idealmente al progetto di debutto California.

A quarant’anni proprio da quell’esordio, l’artista torna a guardare all’America, o meglio alla sua America. “Dopo aver percorso la strada europea, avevo esaurito quel discorso – racconta la Nannini – ed ero pronta per l’America ma soprattutto loro erano pronti per me. Perché io sono andata nel Tennessee per essere me stessa, mica per fare l’americana.”

E il cammino, come ogni itinerario che si rispetti, è un confronto costante, tra il sé e l’altro in cui ritrovare a ogni tappa qualcosa di portare a casa, qualcosa da custodire e qualcosa, perché no, anche da imparare. “Riparto dal blues come cultura popolare – continua Gianna – Questo è un disco in cui racconto le differenze che si incontrano nel rapporto con gli altri.”

Siamo così diversi che alla fine non andiamo mai d’accordo ma quello ci rende simili è proprio questo essere differenti.

E sui testi specifica: “Ne La differenza canto non l’amore sdolcinato, ma incazzato. Non guardo al piccolo problema come fanno gli americani, io ho la visione generale e questo è molto europeo, una cosa che gli americani invece non hanno.

Tutte le canzoni sono conflitti d’amore, relazioni con meccanismi tossici. Questo non significa che non parli di sociale; credo, anzi, che sia proprio dai rapporti che nasca anche il problema ambientale. Passo attraverso le emozioni e non le mode: io dico la mia verità partendo dalle esperienze di questi anni di vita.

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E quando dico ‘svegliati’ mi rivolgo all’essere umano non a un singolo. Sono sempre alla ricerca e credo che questo album abbia suono rock nuovo, acustico. La band suona come se fosse un solo strumento.” Negli USA la Nannini ha assorbito, anzi vissuto, la black music nella sua forma più autentica e l’emozione di registrare in presa diretta ha contribuito a canalizzare in maniera immediata gli stadi d’animo del momento.

Ho fatto questo disco cantando seduta per l’incidente al ginocchio: mi è servito a darmi una calmata. Volevo andare incontro a questa musica nera afroamericano perché faceva parte di me e l’ho capito grazie a quell’incidente.

“Ho cantato meglio, ero più emotiva e mi sono sentita subito a mio agio perché la mia dimensione è il palco. Incidere così ha restituito quell’atmosfera pulitissima: è stato un vantaggio per me.” Attenzione, però. L’amore rock di Gianna non è mai sentimentalismo fine a se stesso, ma è attraverso l’emozione che l’artista comunica il proprio messaggio.

E qual è l’impegno di questo nuovo album? Ce lo spiega la stessa Nannini: “Ci sono muri mentali, costruiti dopo il crollo del muro di Berlino, e sono queste le pareti che io voglio abbattere, cercando di capire le differenze. Bisogna accettare l’opinione diversa e mettere davanti proprio l’emozione, il brivido, il rispetto. È questo che si deve comunicare, che non è da intendersi come qualcosa di consolatorio. Il mio messaggio è ‘fai tu a differenza’.”