A Roma, ‘Timeline Shift’ di Re:humanism Art Prize 4 unisce arte e AI per ripensare il tempo. Dal 19 giugno al 30 luglio 2025 al Pastificio Cerere.
Torna l’appuntamento con Re:humanism Art Prize, la cui quarta edizione è intitolata Timeline Shift ed è in programma dal 19 giugno al 30 luglio 2025. Ad accoglierla, la Fondazione Pastificio Cerere a Roma, uno spazio che da anni rappresenta un punto di riferimento per la sperimentazione artistica contemporanea. Curata da Daniela Cotimbo, la mostra collettiva riunisce le opere di dieci finalisti selezionati attraverso un’open call internazionale lanciata nell’inverno 2024. Con loro anche il vincitore del Premio APA.
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Tema centrale di questa edizione è il tempo. Riletto attraverso il filtro dell’intelligenza artificiale per mettere in discussione la visione occidentale, lineare e orientata alla produttività. Timeline Shift – letteralmente spostamento della sequenza temporale – vuole, dunque, invitare a ripensare le logiche estrattive che dominano lo sviluppo tecnologico. Proponendo modelli più etici, sostenibili e inclusivi.
Le opere esposte, che spaziano da installazioni interattive a progetti video e archivi digitali, offrono prospettive speculative, poetiche e politiche, capaci di decostruire i paradigmi dominanti e immaginare futuri alternativi.

Come sottolinea la curatrice Daniela Cotimbo, “con oltre cinquecento candidature da tutto il mondo, di cui molte di altissima qualità artistica, ci siamo focalizzati su progetti eterogenei per provenienza, formato e tematiche proposte. Ma guidati sempre da un tentativo di offrire una visione alternativa ad un futuro che appare sempre più incerto e segnato da eventi conflittuali. La giuria ha fatto un lavoro incredibile. Attraverso la riscrittura delle narrazioni che hanno finora alimentato la retorica che ruota intorno al progresso tecnologico e recuperando idee di benessere, di ascolto, di cura e partecipazione, gli artisti di questa edizione dimostrano che è ancora possibile andare oltre questa timeline sbagliata”.
Le opere in mostra: narrazioni critiche tra colonialismo, identità e memoria
Le opere dei finalisti esplorano il rapporto tra intelligenza artificiale, tempo e società, proponendo riflessioni profonde e diversificate. Il primo premio della categoria MAIN PRIZE è stato assegnato al collettivo sudafricano Lo-Def Film Factory, composto da Francois Knoetze e Amy Louise Wilson, con Concept Drift. Questo ambiente immersivo intreccia videogioco, collage materici e narrazioni postcoloniali, utilizzando modelli 3D generati da AI e materiali d’archivio. Il progetto indaga come l’AI, spesso celebrata come neutrale, possa perpetuare logiche storicamente radicate nel colonialismo, offrendo una critica al tecno-capitalismo.
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Al secondo posto, Isabel Merchante con One Day I Saw the Sunset Ten Thousand Times trasforma un algoritmo in un’entità contemplativa che osserva tramonti. E mette in luce le contraddizioni della standardizzazione digitale e il suo impatto sulla percezione umana. Minne Atairu, terza classificata, presenta Da Braidr, una start-up concettuale che utilizza l’AI per valorizzare l’economia micro-imprenditoriale della produzione di trecce afro. L’obiettivo è interrogare il ruolo della tecnologia nel sostenere l’autonomia culturale ed economica delle donne nere, mentre decostruisce le retoriche promozionali dell’AI.

Tra gli altri finalisti, Federica Di Pietrantonio, già presente nell’edizione precedente, propone Net Runner 01. Si tratta di un’installazione “indossabile” che esplora come gli ambienti virtuali influenzino la costruzione dell’identità e la percezione del tempo. Ispirata al pioniere della fotografia del movimento Eadweard Muybridge, Me vs. You di Adam Cole e Gregor Petrikovič è un’installazione video multicanale che analizza l’intimità queer in un mondo mediato dall’AI. Per farlo, sfrutta l’incapacità della visione artificiale di distinguere corpi intrecciati per creare un’“ambiguità poetica” che sfida i modelli di classificazione algoritmica.
E ancora, Amanda E. Metzger, con Ever, presenta un archivio generativo di voci di diario create da un’AI addestrata sui suoi scritti personali dal 2010 al 2023. Trasformati in NFT e conservati su blockchain, questi testi sono proiettati su un soffitto sopra un tappeto bianco con cuscini. Per invitare i visitatori a riflettere sull’equilibrio tra memoria intima e condivisione digitale, tra autenticità e perdita di controllo.
Dalla resistenza culturale alla connessione trascendentale
La mostra si arricchisce ulteriormente con opere che esplorano i confini tra tecnologia, natura e spiritualità. È il caso di Screen Tests di Esther Hunziker che propone una serie di ritratti video generati da AI, in cui figure umane si fondono con entità ibride e pelose, evocando identità instabili attraverso glitch e deformazioni. The Pits di Daniel Shanken, invece, è un’installazione immersiva che richiama i paesaggi industriali dell’estrazione delle terre rare, essenziali per le infrastrutture dell’AI, trascinando lo spettatore in una riflessione sulla fragilità del progresso tecnologico.

Il collettivo IOCOSE, con AI-Ludd, presenta una video installazione ironica in cui un’AI fittizia, addestrata a pensare come un luddista. E invita a sabotare le macchine e a reclamare il tempo per sé, sovvertendo le narrazioni ottimistiche sulla tecnologia. Cloud Scripts di Kian Peng Ong reinterpreta i sigilli taoisti Cloud Seals come forme di comunicazione spirituale, utilizzando un’AI per generare talismani privi di significato pittografico ma carichi di intenzione rituale.
Il Premio APA 2025 è stato assegnato a Franz Rosati per DATALAKE:CONTINGENCY, installazione che mescola falsi documentari e notiziari iperrealistici generati da AI, immergendo lo spettatore in scenari di conflitto tra natura e tecnologia. In parallelo, due installazioni realizzate dagli studenti del biennio di Multimedia Arts & Design della RUFA – Rome University of Fine Arts saranno ospitate al RUFA Space, offrendo una prospettiva complementare sulle tematiche del bando.
Il premio Digitalive di Romaeuropa è stato assegnato a Valerie Tameu con Metabolo II: Orynthia, una performance che esplora la relazione tra AI, ecosistemi naturali e tradizioni culturali attraverso una lente decoloniale. Così, l’acqua e la figura di Mami Wata diventano simboli di resistenza afrofuturista. Una menzione speciale è andata a Jessica Tucker con Improbable Excess, performance che combina stampe, video e render digitali interattivi per indagare come gli algoritmi manipolino il desiderio di controllo e certezza. Entrambi i progetti saranno presentati a settembre 2025 al Mattatoio di Roma, nell’ambito del festival Romaeuropa. Timeline Shift si conferma occasione per riflettere sul potenziale trasformativo dell’arte e dell’AI, proponendo visioni che sfidano il presente e immaginano futuri più inclusivi e consapevoli.
Immagini Courtesy the artists / In copertina: Lo Def-Film Factory, CONCEPT DRIFT, 2025