A partire dallo scorso 26 maggio, la Loggia dei Vini a Villa Borghese ospita nuove opere site-specific tutte da scoprire: il progetto.
Dal 26 maggio 2025, la Loggia dei Vini a Villa Borghese a Roma si veste di nuova luce con la seconda fase del progetto LAVINIA, a cura di Salvatore Lacagnina. Promosso da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Ghella e Zètema Progetto Cultura, LAVINIA intreccia arte contemporanea e restauro, celebrando la storica loggia seicentesca con opere site-specific di Johanna Grawunder e Daniel Knorr.
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Intitolato a Lavinia Fontana, pioniera dell’arte rinascimentale, LAVINIA è un programma triennale che affianca il restauro della Loggia dei Vini, gioiello del 1609-1618 voluto da Scipione Borghese. Il progetto invita artisti contemporanei a reinterpretare questo spazio, rimasto chiuso al pubblico per decenni. Dopo il recupero della volta, dell’affresco centrale e dei pilastri, la seconda fase ha visto il restauro di muri, intonaco e copertura. E – grazie a R.O.M.A. Consorzio e al supporto di Ghella – guarda al 2026, quando l’emiciclo e la pavimentazione in cotto saranno completati.

La Loggia, parte di un complesso seicentesco con una grotta ipogea per i vini, torna a vivere come spazio pubblico. Aperta straordinariamente il 27 e 28 maggio, sarà poi visitabile da giovedì a domenica con ingresso libero.
Le nuove opere in esposizione
La designer americana Johanna Grawunder (San Diego, 1961) porta a LAVINIA Wiley a Roma (2025), installazione di lampade da muro a luce UV e colori fluo. Vestendo di luce il muro grezzo, l’opera esalta la texture delle mura perimetrali, ancora in attesa di restauro, rispettandone la storia secolare. Formatasi con Ettore Sottsass, Grawunder unisce principi architettonici, materiali semplici e ricerca tecnologica. La sua installazione illumina le stratificazioni della Loggia, trasformando il muro in una tela viva che dialoga con il passato e il futuro.


Al centro della Loggia, quindi, l’artista Daniel Knorr presenta un’installazione che riflette sui rifiuti come “trachea” di una città, testimoni del suo respiro, la vita e il consumo. I rifiuti, compressi con 50 tonnellate in un libro d’artista, diventano objet trouvé. Esplorando il rapporto tra pubblico e privato, Knorr trasforma il quotidiano in arte, invitando a riflettere sul consumo e sull’identità urbana.
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Le opere di Grawunder e Knorr si uniscono agli interventi precedenti: le sedute di Gianni Politi, la maniglia di Monika Sosnowska, la fontana di Piero Golia, la lupa di Enzo Cucchi e il sentiero poetico di Ross Birrell e David Harding, ispirato a Dante.
Immagini da Ufficio Stampa