L’araldica ecclesiastica è un’arte affascinante: ecco come è stata declinata dagli ultimi tre Pontefici.
Papa Leone XIV ha scelto il suo stemma, simbolo profondo della sua persona e del suo papato: a differenza ad esempio del logo del Presidente della Repubblica, che resta immutato mentre i Presidenti si succedono, lo stemma papale cambia per ogni Pontefice ed ognuno di loro potrebbe decidere di crearne uno da zero. Alcuni simboli restano fissi, ad esempio le due chiavi incrociate, una d’oro e una d’argento, che rappresentano le chiavi del Regno dei Cieli donate da Gesù a San Pietro: esse sono simbolo del potere spirituale (chiave d’oro) e temporale (chiave d’argento) del papato.
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Lo stemma di Papa Leone XIV
Lo stemma dell’ex Cardinale Provost raffigura uno scudo diviso diagonalmente in due settori: quello in alto ha uno sfondo azzurro con un giglio bianco; quello in basso ha uno sfondo chiaro e riporta l’immagine simbolo dell’Ordine di sant’Agostino: un libro chiuso sul quale vi è un cuore trafitto da una freccia. L’immagine richiama l’esperienza della conversione di Sant’Agostino che lo stesso spiegava con le parole “Vulnerasti cor meum verbo tuo”, “Hai trafitto il mio cuore con la tua Parola”.
Leone XIV ha riconfermato lo stemma che aveva scelto in precedenza per la sua consacrazione episcopale, mantenendo anche il motto “In Illo uno unum”. Si tratta delle parole che Sant’Agostino espresse durante un sermone, con le quali voleva rappresentare l’unità della Chiesa e dire: “sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno”.
Gli stemmi dei Papi precedenti
Ogni Papa personalizza lo stemma ed ognuno ha un suo motto: Papa Francesco aveva scelto una stella, che simboleggia la Vergine Maria, un fiore di nardo (nella tradizione iconografica ispanica San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano) e il monogramma IHS dei gesuiti, il suo ordine di appartenenza. Il suo motto era “Miserando atque eligendo”, scelto come arcivescovo di Buenos Aires e riferisce a una frase di San Beda il Venerabile, che commenta la vocazione di San Matteo nel Vangelo: si traduce come “guardando con amore e scegliendo”
Papa Benedetto: la conchiglia, il moro, l’orso
Papa Benedetto XVI aveva inserito nel suo stemma la conchiglia di san Giacomo, il moro di Frisinga e l’orso di Corbiniano, tutti elementi che richiamano le antiche tradizioni della sua patria bavarese e il suo vissuto biografico: la conchiglia faceva riferimento alla famosa leggenda che riguarda sant’Agostino (il santo vide un bambino sulla spiaggia che cercava di svuotare il mare in una buca portandolo con una conchiglia, interrogato da Agostino il bimbo risposte: tanto poco questa buca può contenere l’acqua del mare, quanto poco la tua ragione può afferrare il mistero di Dio), il moro di Frisinga è un richiamo all’esperienza di Ratzinger come arcivescovo di Monaco e Frisinga, infine l’orso di Corbiniano è riferito ad un’altra leggenda che riguarda l’omonimo Vescovo di Baviera, poi diventato Santo, che comandò ad un orso di portarlo fino a Roma. Il motto di Papa Benedetto è stato “Cooperatores Veritatis”.
Giovanni Paolo II, “Totus tuus”
Papa Giovanni Paolo II aveva invece scelto nello stemma di decentrare la croce cristiana, spostandola verso sinistra e aggiungendo una lettera “M” in campo blu, riferimento alla Vergine Maria ai piedi della Croce. Sullo stemma sono sovrapposte le tradizionali chiavi d’oro e d’argento incrociate con la tiara papale (oggi sostituita nei nuovi stemmi dalla mitra), simboli universali dell’autorità del Papa come successore di Pietro.
Il motto di Papa Wojtyla è stato “Totus Tuus”, formula abbreviata della preghiera di consacrazione a Maria scritta da San Luigi Maria Grignion de Montfort, che sintetizzava la spiritualità mariana del Papa e la sua totale fiducia e consacrazione alla Madonna.