L’ambiguità di Roma e la storia del Bettoja Hotel Mediterraneo: i luoghi di ‘Suspicious Minds’.
In Suspicious Minds – su Paramount+ dal 5 luglio – due coppie arrivano a Roma per quello che si preannuncia un weekend romantico. Non si conoscono, ma le loro strade finiranno per intrecciarsi inaspettatamente. La prima coppia, giovane e passionale, viene dal nord Italia (a interpretarla sono Matteo Oscar Giuggioli e Amanda Campana). La seconda, più matura e legata da vent’anni d’amore (Francesco Colella e Thekla Reuten), vola a Roma dall’Olanda per rivivere la magia del primo incontro nella città eterna.
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Alloggiano nello stesso albergo e si incrociano proprio quando Giulia (Amanda Campana) e Fabrizio (Francesco Colella) rimangono bloccati in ascensore. Un semplice guasto tecnico diventa l’innesco di una catena di dubbi, gelosie e sospetti che lentamente trasformano il viaggio in un labirinto psicologico.

Suspicious Minds: l’ambiguità di Roma
Scritto e diretto da Emiliano Corapi, Suspicious Minds gioca fin dal titolo sull’ambiguità e sull’incertezza dei sentimenti. Roma, all’inizio, appare nella sua veste classica e luminosa, meta ideale per l’amore. Ma con l’evolversi della trama, anche la città cambia. «Arrivano da turisti – racconta Francesco Colella – e, inizialmente, Roma è quella da cartolina. Poi però diventa una proiezione dell’anima dei personaggi, un luogo più labirintico e denso. I protagonisti arrivano nella Capitale in piena leggerezza. La coppia più giovane è animata da passione e erotismo, mentre quella più rodata cerca di rivitalizzare l’amore nel luogo del loro primo incontro, perché i figli stanno crescendo. Quando iniziano ad essere in crisi, la città si trasforma con loro».
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Bettoja Hotel Mediterraneo: qui è stato girato Suspicious Minds
Se l’anima di Roma cambia con il progredire della storia, quella dell’hotel in cui è ambientato gran parte del film resta sempre oscura e ambigua. Un luogo di passaggio da dimenticare presto, se non fosse impossibile per gli eventi che si svolgono al suo interno. La location scelta da Corapi è reale e carica di storia: si tratta del Bettoja Hotel Mediterraneo, situato in via Cavour, a pochi passi dalla stazione Termini. Voluto nel 1930 da Maurizio Bettoja, l’hotel fu progettato nel 1936 dall’architetto Mario Loreti, in un’epoca in cui Roma veniva profondamente ridisegnata in vista dell’Esposizione Universale mai avvenuta del 1942. Bettoja scelse un edificio ottocentesco da restaurare completamente, trasformandolo in uno degli esempi più raffinati di Art Déco razionalista della capitale.
Ancora oggi il Mediterraneo è un gioiello di design: vanta lampadari in vetro di Murano firmati Venini, mosaici monumentali (tra cui quelli di Capizzano ispirati all’Odissea), arredi razionalisti e perfino contributi di Gio Ponti. L’ascensore – teatro del primo evento chiave del film – è un perfetto scrigno di specchi, luci soffuse e silenzi inquieti, che contribuisce all’atmosfera ambigua e sospesa del racconto.

Più volte utilizzato come set cinematografico, il Bettoja Hotel Mediterraneo non è solo uno scenario funzionale: è parte viva della narrazione. Con i suoi corridoi lunghi, le sue stanze dai toni neutri e il suo fascino d’altri tempi, amplifica le tensioni tra i personaggi e diventa simbolo dei non detti, delle verità taciute e delle maschere che ogni coppia indossa (o è costretta a togliere).
«Nell’ipotesi in cui questo film vada avanti in un universo parallelo – scherza infatti Amanda Campana – credo che nessuno dei personaggi tornerebbe a Roma». Suspicious Minds è infatti un viaggio nelle proprie incertezze e non è semplice guardarle in faccia e affrontarle: Roma, e con lei il Bettoja Hotel, appare però più come una spettatrice dispettosa che crea occasioni ambigue. Sta a noi, in fondo, approfittarne o lasciare che passino.