L’adattamento di ‘We Were Liars’ arriva su Prime Video. La nostra intervista a Julie Plec, Carina Adly MacKenzie e E. Lockhart, tra emozione visiva, voce interiore e abuso del privilegio.

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Su Beechwood Island, le estati hanno un nome tutto loro e si susseguono implacabili, scandendo la vita dei suoi visitatori: We Were Liars (L’estate dei segreti perduti) – romanzo di E. Lockhart, pubblicato in Italia da De Agostini – ci ha raccontato le avventure di Cadence Sinclair Eastman e dei suoi amici sull’isola, tra mystery thriller e temi più coming of age. L’adattamento in serie tv – gli otto episodi arrivano su Prime Video il 18 giugno – non è stato però solo un semplice lavoro di produzione. È stato un atto di cura. Per i fan, per l’autrice, per una storia che ha parlato a milioni di giovani nel mondo. «Siamo lettori prima che produttori. Il nostro primo pensiero è stato: non roviniamolo», ci dice infatti la showrunner Carina Adly MacKenzie.

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Adattare senza tradire: il lavoro a sei mani tra Lockhart, Plec e MacKenzie

«Non volevamo rovinare nulla di questo libro molto amato. – continua Julie Plec – Gran parte del nostro lavoro è stato difendere il materiale. Emily Lockhart è sempre stata lì per farci esplorare tutto ciò di cui avevamo bisogno. Penso che siamo stati in grado di lottare per le sue parole, anche più di quanto abbia dovuto fare lei». Dalla parte delle showrunner, c’era anche il prequel Family of Liars, che ha permesso alla serie di non limitarsi alla trama di Cadence, ma di approfondire dinamiche familiari e nuovi segreti. «Abbiamo così potuto raccontare le storie delle sorelle e del resto della famiglia – spiega Julie – per poter rendere il mondo molto più grande di un solo libro. Il pubblico che ama il libro può sintonizzarsi e vedere personaggi sviluppati, oltre a come sono stati caratterizzati nel romanzo».

Un’estetica fatta di sabbia, luce e sguardi: come nasce il linguaggio visivo della serie

Il grande tema resta però l’estetica della serie. Il romanzo della Lockhart gioca sulle omissioni: su ciò che non vediamo e su ciò che non sappiamo. In questo, una delle grandi sfide è stata rendere visivamente la narrazione interiore di Cadence. Dopo mesi di dibattiti, si è scelto di inserire una voce fuori campo in dosi limitate. «Il libro è narrato da Cadence – commenta Julie Plec – e quindi ci siamo chiesti subito: vogliamo la voce fuori campo o nessuna voce fuori campo? Abbiamo avuto molti dibattiti su questo tipo di cose. Come entrare nella testa di Cadence? Come traduciamo sullo schermo elementi che forse funzionano bene solo su carta? Come portiamo in vita tutta quella bellezza, senza compromessi sulla purezza di ciò che il libro rappresenta? I dibattiti sono andati avanti per mesi e mesi».

E poi il continuo legame tra passato e presente, a testimonianza che talvolta sono i nostri stessi ricordi a tradirci. Nzingha Stewart, regista del pilot, ha centrato l’obiettivo fin dal primo giorno. La fotografia di Simon Duggan (Il Grande Gatsby e Furiosa) ha creato un linguaggio visivo poetico e sensuale, fatto di primi piani tremolanti, sabbia sotto i piedi e mani che si sfiorano. «Ho detto subito – precisa Carina Adly MacKenzie – che volevo che l’Estate 16 fosse come quando sei sdraiato a letto e stai pensando a un bellissimo ricordo d’infanzia. Non sapevo nulla di fotocamera e luci, volevo solo quella sensazione. Il primo giorno sul set abbiamo girato una scena con Cadence e Gat su un’amaca e sembrava di guardare un ricordo. Non so come abbiano fatto, ma ci sono riusciti».

Un’isola, mille emozioni: la doppia faccia del paesaggio narrativo

Del resto, anche l’isola su cui si svolge We Were Liars è un luogo ambivalente. Meraviglioso e inquietante, accogliente e opprimente. Quasi un personaggio a sé stante. «Abbiamo cercato di dare a quest’isola privata due facce. – dice Karina – Abbiamo parlato molto di quanto fosse bella ed eccitante quell’enorme casa con tutta la sua grandezza. Ma poi, in un’altra luce, può farti sentire molto piccolo, può torreggiare su di te. Può sembrare molto opprimente. Abbiamo cercato di usare la fotocamera, lo scenario, il paesaggio per raccontare come ci si sente ad essere lì».

Come sottolinea la stessa autrice, E. Lockhart, la traduzione visiva del suo romanzo è eccezionale. «Hanno creato un linguaggio visivo. – dice – Simon Duggan ha stabilito il look della serie. Ci sono questi scatti squisitamente belli e ampi del nostro paesaggio. Ma c’è anche un linguaggio di immagini estremamente ravvicinate che centrano le emozioni: il momento in cui due mani si toccano o in cui le persone si sfiorano, la sensazione della sabbia sotto i piedi delle persone. È un linguaggio visivo sensuale e poetico».

Dal trauma alla colpa: il tema dell’abuso del privilegio

Tra traumi e ricordi di un amore che fu, la serie si concentra infine sul senso del privilegio. «Siamo stati in grado di esplorare l’abuso del privilegio. – conclude Julie Plec – Per noi il privilegio e l’abuso di esso è la conversazione più importante da avere oggi. La serie non evita quella tematica e ne siamo orgogliosi».

We Were Liars, cast e produzione

Ad interpretare I Bugiardi (i Liars) sono: Emily Alyn Lind nel ruolo di Cadence Sinclair Eastman, Shubham Maheshwari nei panni di Gat Patil, Esther McGregor come Mirren Sinclair Sheffield, Joseph Zada nel ruolo di Johnny Sinclair Dennis. Caitlin FitzGerald veste i panni di Penny Sinclair, Mamie Gummer quelli di Carrie Sinclair, Candice King è Bess Sinclair, Rahul Kohli è Ed Patil e David Morse interpreta Harris Sinclair.

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La serie è scritta dai co-showrunner Julie Plec (The Vampire Diaries, Legacies) e Carina Adly MacKenzie (Roswell, New Mexico, The Originals), che sono anche executive producer insieme a Emily Cummins (The Endgame – La regina delle rapine, Vampire Academy) per My So-Called Company, Brett Matthews (Legacies), Pascal Verschooris (The Vampire Diaries), e all’autrice del romanzo, E. Lockhart. Dietro il progetto ci sono anche Universal Television, una divisione di Universal Studio Group, e Amazon MGM Studios. Tutti gli otto episodi saranno disponibili dal 18 giugno 2025 in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.

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