C’è qualcosa di magico nel No Borders Music Festival, che si rinnova – e allo stesso tempo tiene salde le sue radici – da ormai trent’anni. Il 2025 è un anno simbolico per questa manifestazione che, ogni estate, riempie gli immensi spazi dei Laghi di Fusine, sulle Alpi Giulie. Trenta candeline che testimoniano resistenza – resilienza, se vogliamo – ma anche l’eccezionalità di un format che non ha bisogno di effetti speciali o grandi clamori.
Al No Borders si arriva infatti in bici o a piedi. Non ci sono clacson, né stress da parcheggio: già il viaggio verso i concerti è un’esperienza collettiva, un rito che inizia prima ancora che parta la musica, anima e cuore del Festival. Del resto, il No Borders Music Festival nacque proprio con l’idea di realizzare un evento senza confini. Come spiegano gli organizzatori, il festival non pone limiti né di genere musicale – dalla classica al jazz – né di provenienza sociale o geografica degli artisti invitati.
È un riflesso dei luoghi che lo ospitano: siamo in Friuli Venezia Giulia – tra Italia, Austria e Slovenia – in spazi che si perdono a vista d’occhio e che non conoscono barriere. Qui la cultura è un intreccio di influenze, e la natura – vera regina di queste terre – è una Madre che gli abitanti sanno rispettare, anche quando si mostra dispettosa. Non è un caso che tutto, al No Borders, sia ispirato da una coscienza ambientale che guida le scelte sempre più eco-friendly dell’organizzazione.
The Natural Sound è lo slogan che meglio spiega questo approccio sostenibile, necessario se l’obiettivo è coniugare musica dal vivo e tutela del paesaggio. Location come i Laghi di Fusine, l’Altopiano del Montasio, la Conca Prevala del Canin e la Val Bartolo non sono solo scenari, ma parte integrante dell’esperienza. Per questo il no alle automobili, i concerti diurni, la raccolta differenziata e gli eventi collaterali che valorizzano anche la componente culturale del territorio.
No Borders Music Festival 2025: ecologia e paesaggi
I live, al No Borders Music Festival, diventano quindi visioni: la musica si ascolta, ma si vede anche. Si vive insieme al suo contesto. Aiutano – e non poco – le esperienze che fanno da corollario al festival: la cucina gastronomica di Ein Prosit, le attività nella natura (dallo sport alle degustazioni), i percorsi culturali nel paesaggio alpino, i laboratori immersivi, l’artigianato locale.
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Tutti i festival hanno una lineup, ma pochi hanno un’anima. Quella del No Borders è invece nitida e limpida, e va abbracciata in tutte le sfaccettature della sua filosofia: non grande, ma giusto. Non per le folle, ma per chi aderisce a una precisa linea di pensiero: la natura come palco, il pubblico come comunità.