Dalla foto di copertina sfocata all’ispirazione artistica ‘liquida’ della città di Venezia: Samuel racconta l’immaginario del nuovo album solista ‘Maree’.

C’è soprattutto il mare, o meglio la laguna, dietro il nuovo album solista di Samuel, dal titolo ‘Maree’, in uscita venerdì 27 giugno per Asian Fake/Sony Music. Un lavoro dai tratti visionari che segna un momento artistico particolarmente ispirato per l’artista torinese, che nelle dieci tracce del progetto testimonia una felice combinazione tra lirica intimista, momenti poetici ed evocazione sonora. Un’onda – termine non casuale – che ha trovato la propria direzione musicale ma anche visuale nelle acque di Venezia.

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È il mio terzo album da solista ed è un punto d’arrivo, ma anche di ritorno”, spiega il musicista. “A un certo punto del mio percorso musicale legato all’elettronica, ho deciso cercare di capire il mio angolo più pop. E cosa c’è di più pop? Fondamentalmente, la mia voce. Dopo ‘Il codice della bellezza’, però volevo ancora qualcos’altro perché sentivo che non mi bastava. Arriva la pandemia e mi trovo in un ambiente estremamente intimista. Chiuso da solo nello studio per tre mesi senza poter uscire. E viene fuori un disco che, invece, approfondisce quel lato pop e lo porta nel mondo del cantautorato. Un mondo che, comunque, io fin da molto piccolo ho seguito.

Ed ecco, allora l’istinto di ritornare alle sonorità per cui sono nati tutti i progetti a cui ho lavorato e a cui lavoro ancora. Mi rimetto in consolle. Negli ultimi due anni ho fatto tantissimi dj-set, ho ripreso in mano il suono tecno che in qualche modo avevo quasi dimenticato. Questa musica mi è rientrata completamente dentro e riacceso in me una voglia incredibile di rimettere mano a quel linguaggio. Così è nato ‘Maree’, un disco tutto mixato, quasi tutto in battuta – anzi, sicuramente tutto in battuta, centrato su un ritmo, per spingere le persone ad ascoltare… ma anche a ballare.

Samuel
Foto di Alessandro Treves da Ufficio Stampa

E cosa c’centra, allora, Venezia? Ecco, ‘Maree’ “è stato quasi interamente concepito a Venezia, il luogo in cui io passo le primavere e le estati degli ultimi cinque anni. Mi ha dato tantissimo: la possibilità di entrare in un ritmo diverso, di farmi esplodere dentro un’emotività che solo poche città al mondo ti sanno dare. E lei è una di queste.

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La copertina di ‘Maree’

Così, non poteva che essere la laguna a campeggiare sulla copertina dell’album, con un’immagine sospesa tra movimento e riflessione, scattata nella quieta e misteriosa laguna veneta. Uno scatto non a fuoco dall’inquadratura inclinata, dinamica, come catturata al volo da una barca in corsa. In primo piano, un’onda spezzata con schizzi d’acqua che infrangono la superficie verde-azzurra e sullo sfondo, appena percettibili, i pali della laguna che affiorano come punti di riferimento in un paesaggio quasi onirico.

L’effetto mosso e sfocato della foto restituisce una sensazione di transizione, come se ci si trovasse a metà tra due stati d’animo, la partenza e l’approdo. Mentre L’acqua riflette e distorce una struttura verticale – forse un briccola – che sembra galleggiare tra due dimensioni: il reale e l’interiore.

Tutte le fotografie così come il video del singolo Mare Nero sono stati realizzati a Venezia. Ho la mia barchetta, quindi giro per i canali e per la laguna. E questa cosa è entrata a far parte della mia vita in maniera molto potente. Per questo, abbiamo pensato che poteva essere un ottimo modo per raccontare questo album. Anche perché è nato in una soffitta a Castello, vicino alla chiesa di San Francesco della Vigna, in un abbaino da cui si vede il campanile di San Marco.

Samuel cover Maree
Immagine da Ufficio Stampa

Lì sotto c’è un canale in cui ho la mia barchetta ormeggiata… quindi, sia il titolo dell’album sia cose che ci sono all’interno nascono proprio dalla mia vita passata lì. E quindi, in qualche modo, il disco, la grafica, l’artwork raccontano questa cosa. La foto non è a fuoco e mi è piaciuta tantissimo, perché è molto anni ’90. Anzi, mi ricorda di quando facevo le prime cover grafiche dei Subsonica — le facevo io, con le primissime macchinette digitali — e ovviamente avevano una definizione orrenda con le foto spesso mosse. Quell’immagine racconta molto degli anni ’90, l’atmosfera in cui sono nato e cresciuto”.

Una foto, dunque, che evoca molo altro; un invito ad attraversare paesaggi emotivi, a lasciarsi portare dalla corrente. Le maree, appunto, che danno il titolo all’album, come metafora di quel continuo alzarsi e abbassarsi di energia, desiderio, memoria, radici.

Immagini da Ufficio Stampa

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