‘Il Falsario’: arte, menzogna e potere nel nuovo film con Pietro Castellitto

Un uomo, un artista, un impostore. Il Falsario è il nuovo film diretto da Stefano Lodovichi con Pietro Castellitto che porta sullo schermo una delle figure più enigmatiche e affascinanti del nostro immaginario: quella del falsario d’arte. Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, fuori concorso nella sezione Grand Public, il film sarà disponibile dal 23 gennaio su Netflix.

Prodotto da Cattleya (parte di ITV Studios) e scritto da Sandro Petraglia, Il Falsario si ispira liberamente al libro Il Falsario di Stato di Nicola Biondo e Massimo Veneziani, trasformando la cronaca in racconto, e la verità in un affresco di finzione dove l’arte e la menzogna si confondono fino a diventare una cosa sola.

Un falso più vero del vero: la leggenda di Toni

Roma, anni Settanta. Toni arriva in città con la valigia piena di sogni e talento, deciso a diventare un grande pittore. Ma la Capitale – seducente quanto pericolosa – lo trascina in un vortice dove l’arte incontra l’inganno. Diventa così un falsario di genio, protagonista di alcuni dei misteri più oscuri della storia italiana.

Il Falsario / Credits: Lucia Iuorio/Netflix

Liberamente ispirato alla figura reale di Antonio Chichiarelli, noto come “Toni della Duchessa”, Il Falsario racconta un personaggio che sfugge a ogni definizione. È avventuriero e truffatore, artista e sognatore, eroe e anti-eroe. «Dimenticate la verità per un attimo», avverte Lodovichi, «perché il nostro Toni ha poco a che fare con il suo alter ego reale».

Nel film, Toni incontra Donata (Giulia Michelini), gallerista ambiziosa che lo introduce al mondo dorato ma spietato dell’arte. Accanto a loro, gli amici Fabione (Pierluigi Gigante) e Vittorio (Andrea Arcangeli) incarnano tre diverse anime di un’Italia contraddittoria: l’etica, la confusione, la fame di vita.

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Nel ruolo del protagonista, Pietro Castellitto offre un’interpretazione magnetica, oscillando tra ironia e tragedia. Il suo personaggio incarna la duplicità dell’artista e del truffatore, l’uomo che vuole imprimere alla Storia il marchio della propria arte ma finisce prigioniero del suo stesso inganno.

Come un camaleonte, Toni è pittore, falsario, ladro, mitomane, genio. Un uomo in lotta con se stesso e con il suo tempo. E forse proprio questa ambiguità è la chiave del suo fascino. Come dice l’enigmatico Zu Pippo (Fabrizio Ferracane): «Per le cose importanti ci vuole pazienza».

Roma come specchio dell’inganno

La Roma di Lodovichi è insieme musa e carnefice. È la città dove convivono arte e mala, gallerie e vicoli, poesia e sangue. Una città che accoglie e tradisce, dove ogni quadro, ogni gesto, ogni bugia diventa parte di un disegno più grande. Nelle pieghe della Città Eterna si muove La Grande Storia, rappresentata dal misterioso Sarto (Claudio Santamaria), simbolo del potere invisibile che manipola tutto.

È qui che arte e politica si intrecciano, fino a toccare la Storia vera, quella del 9 maggio 1978 in via Caetani, giorno simbolo del mistero italiano. Lodovichi costruisce un film immersivo, visivamente potente, che fonde linguaggio cinematografico e tensione storica. «La mia idea di film è stata quella di rendere questa avventura il più immersiva possibile», spiega il regista, che cita tra le ispirazioni I soliti sospetti, Munich e la commedia amara all’italiana di Monicelli, Risi e Scola.

La fotografia di Emanuele Pasquet, il montaggio di Roberto Di Tanna e le musiche di Santi Pulvirenti si muovono tra orchestrazioni potenti e richiami elettronici. Ne nasce, così, un universo sospeso, dove ogni dettaglio visivo e sonoro partecipa alla riflessione sul vero e il falso. La colonna sonora include anche brani iconici degli anni Settanta, da Renato Zero ad Amanda Lear, da Ornella Vanoni a Iggy Pop, fino a Bryan Ferry. Per un mosaico sonoro che restituisce la vitalità di un’epoca fatta di eccessi, arte e disillusione.

Immagini Credits: Lucia Iuorio/Netflix