L’artista curdo, che dal 1 luglio è alla GNAMC con ‘Yoktunuz’ ,’Eravate assenti’, parla dell’opera ritirata per cattivo odore.

«Se con quest’opera vi ho infastidito e fatto dispiacere, io mi scuso e tolgo quest’opera, ma in realtà questo è l’odore della classe operaia, della tortura, della guerra, della morte. Questo è il nostro odore: fino a 14 anni ho usato quelle scarpe, mamma e papà fino alla fine della loro vita, gli operai che sono morti nelle miniere e le loro famiglie usano quelle scarpe e i contadini italiani usano gli stivali di gomma»: così Ahmet Güneştekin, artista visivo curdo al centro delle polemiche la scorsa settimana per la sua installazione alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, ha commentato il fatto.

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Güneştekin in questa mostra romana – dal poco equivocabile titolo Eravate assenti – vuole parlare di povertà, morte, oppressione e indifferenza: una delle opere più significative era proprio Picchi di memoria, una montagna di scarpe di gomma nera, quelle tipiche delle persone povere, donne, anziani, bambini, accatastate in un accumulo di sofferenza. L’opera però aveva un odore forte, sgradevole, denunciato dagli stessi dipendenti del museo: di qui la decisione dell’artista di ritirarla dopo averne parlato in una riunione con gli stessi lavoratori.

L’artista curdo, dopo aver osservato che l’arte concettuale usa anche l’olfatto e aver ricordato che «a fine anni Sessanta Kounellis ha esposto proprio a Roma dodici cavalli vivi e nessuno si è lamentato dell’odore», ha comunque deciso di modificare l’opera, inserendo le scarpe in sacchi della spazzatura e lasciandone solo due paia, con all’esterno opere fotografiche inedite «perché la mia prima ispirazione e testimonianza non venga mai dimenticata e rimossa dalla storia».

Ahmet Güneştekin con YOKTUNUZ

La mostra personale di Ahmet Güneştekin YOKTUNUZ (Eravate assenti), a cura di Sergio Risaliti e Paola Marino con la direzione organizzativa di Angelo Bucarelli, espone sculture, dipinti e installazioni monumentali dell’artista turco di origine curda, che raccontano la storia, i miti e le leggende delle civiltà anatoliche, del Mediterraneo e della Mesopotamia, da cui Ahmet Güneştekin trae ispirazione.

Elemento centrale nella poetica dell’artista è il concetto di memoria: il ricordo degli invisibili, degli esclusi, delle minoranze che spesso restano tagliate fuori dai racconti ufficiali della storia. Dalla memoria nasce il bisogno di indagare e interpretare questioni sociali e ambientali, coinvolgendo lo spettatore sul piano visivo, intellettuale ed emotivo.

L’installazione YOKTUNUZ, è esposta nella sala neoclassica con il capolavoro di Antonio Canova Ercole e Lica, in una relazione drammatica esaltata dalla tensione del gruppo marmoreo. L’installazione a parete, che misura 12 metri di base per 4,5 di altezza, è composta da centinaia di oggetti quotidiani raccolti sia tra le macerie di Diyarbakir, città patrimonio dell’Unesco e teatro di scontri nel conflitto turco – curdo, sia dalle rovine delle case distrutte nella provincia di Hatay dal terremoto nel 2023. Al nitore del marmo scolpito con magistrale intensità da Canova fa da contrappunto il nero dell’installazione di Güneştekin, che trascende in un compianto universale.

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