Dal 25 maggio al 6 settembre 2022 Visionarea Art Space – Auditorium Conciliazione di Roma ospita ‘Hybrida’, la mostra a cura di Gianluca Marziani con le opere di Matteo Basilé.

Matteo Basilé – in anteprima nazionale dal 25 maggio al 6 settembre a Visionarea Art Space di Roma – torna a giocare con i linguaggi del digitale. E ne fa vera e propria materia prima per nuovi progetti artistici che indagano, interrogano e sperimentano le nuovissime frontiere. Rendendo materiale l’immateriale e dando vita a nuove visioni.

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Che cos’è Hybrida di Matteo Basilé

‘Hybrida’, questo il titolo della mostra a cura di Gianluca Marziani, chiude la stagione 2021/2022 di VISIONAREA Art Space. Fino al 6 settembre vedrà protagonista una selezione di opere realizzate nel 2022 e mai esposte a Roma, oltre ad un nuovissimo progetto di opere NFT prodotte dalla neo nata ARTITUDE.AI.

Collocata presso l’Auditorium Conciliazione, VISIONAREA – con il sostegno della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele – conferma così la sua vocazione ad avamposto contemporaneo nel cuore di Roma, chiudendo la nuova stagione con una mostra che porta all’attenzione del grande pubblico le nuove sperimentazioni ibride di uno dei più interessanti “creatore di mondi” (come l’ha definito Gianluca Marziani) contemporaneo: Matteo Basilé.

Se nella storia antica l’ibridismo fu immaginato fra mondo animale e mondo umano, oggi l’ibridismo è fra uomo, tecnologia e biologia. Che si tratti di chip sottopelle o microrganismi biologici come i virus. Hybrida si articola tra opere fotografiche di vario formato che adattano le loro superfici alle direzioni energetiche del singolo soggetto, al piano d’irradiazione, ad una capacità di evocare paesaggi anche quando questi non compaiono.

Fondali piatti di matrice fiamminga isolano le figure femminili di quest’antropologia futuribile, imponendo la centralità alla Rembrandt della loro drammaturgia, come se ci indicassero i margini dei nostri sbagli e delle occasioni perdute. I tre monitor che contengono altrettanti ritratti compiono lo stesso rituale ma con la qualità semantica dell’alta definizione, dentro una grammatica digitale che esalta l’infinitesimale percezione del dettaglio microscopico.

Chi è Matteo Basilé

Da oltre un ventennio Basilé dimostra come la cultura digitale sia integrata ai linguaggi analogici, codificando una grammatica che si contamina con le altre grammatiche espressive, sottolineando una sincronia tra potenza e atto tecnologico.

La sua visione stabilisce le coordinate della fotodigigrafia, sintesi virtuosa tra meccanica ed elettronica, tradizione e innovazione, setting reale e virtuale, manualità minuziosa e tecnologia esemplare.

Matteo Basilé ha sempre attraversato i generi, le etnie, i luoghi e ha reso universali le storie di pochi. Con la sua fotografia ha raccontato la stratificazione umana tra bellezza e diversità. Rendendo i suoi soggetti creature sospese in un tempo indefinito e in una forma fisica ibrida come è oggi il concetto del Metaverso.

L’umanità di Matteo Basilé ha seguito l’andamento macroscopico del Pianeta. Le vecchie barriere geografiche, politiche e ideologiche sono ormai scomparse, superate da una coscienza della rinascita collettiva.

Quei corpi narranti sono figure di una rinascita che segna l’inizio dopo molti post, il limbo in cui sono superate le barriere delle norme sociali. Dove i canoni estetici si rivolgono alle psicogeografie di Guy Debord, al dionisiaco di Michel Maffesoli, all’estetica del Capitalocene di Nicolas Bourriaud.

Foto: Matteo Basilé via HF4