Il caldo non danneggia solo le persone: insegne che cedono, cornicioni che crollano, fondamenta che si deformano. L’architettura dovrà cambiare, anche grazie all’AI.
Il caldo estremo non danneggia solo le persone, ma anche gli edifici: il crollo dell’insegna Generali sul palazzo di CityLife ha lanciato un preciso monito. Va detto che non è ancora sicuro che lo scivolamento della gigantesca insegna sia da attribuire al caldo: ci sono versioni contrastanti, ma sulla stampa diversi architetti civili, in seguito all’evento, hanno fatto presente che i grattacieli vanno pensati ragionando più sui cambiamenti climatici che sull’estetica.
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A quanto pare infatti le preoccupazioni dei progettisti di grattacieli vertono più intorno al vento: anche il caldo estremo però, con l’effetto di dilatazione dovuto alle alte temperature e il successivo restringimento per effetto dell’escursione termica notturna, può causare danni inaspettati (e particolarmente pericolosi).
Nel 2019 il Duomo di Orvieto perdeva un pezzo di cornicione, con frammenti piovuti sulla piazza da quaranta metri di altezza: c’erano 34 gradi in quel 7 agosto di ormai 6 anni fa e si pensò anche, tra le possibili cause del crollo, al caldo eccessivo. Nel 2023 uno studio della Northwestern University ha evidenziato un drammatico aumento di temperatura nei sotterranei di Chicago, in grado di deformare anche le fondamenta degli edifici creando gravi danni, da sprofondamenti indesiderati a distorsioni angolari nelle travi e ribaltamenti.
Il caldo estremo è un inquilino scomodo con cui dobbiamo fare i conti, come già accade in altre parti del mondo dove la temperatura estiva è più vicino ai 50 che ai 40 gradi.
Caldo estremo: resilienza e architettura
Resilienza, un termine abusato ma che è proprio, in realtà, dei materiali: descrive la capacità di un materiale di assorbire energia quando viene deformato elasticamente e di rilasciarla completamente una volta che la sollecitazione cessa, senza subire danni permanenti.
Di resilienza è quindi corretto parlare e non solo per gli esseri umani, che dovranno adattarsi alle temperature estreme, ma anche per i palazzi che verranno costruiti e per quelli in piedi da secoli, come i monumenti delle nostre città d’arte.
La progettazione architettonica dovrà seguire quindi criteri ispirati alla bioclimatica, privilegiando soluzioni che favoriscano il comfort interno senza dipendere da impianti meccanici, quei codizionatori che ad oggi nelle grandi città contribuiscono ad alzare la temperatura e a scatenare blackout generali.
L’obiettivo dovrà essere ottimizzare gli scambi di calore tra edificio e ambiente attraverso strategie naturali. Bisogna analizzare elementi come l’esposizione dell’immobile rispetto alla luce solare e ai venti dominanti, la disposizione degli ambienti in relazione ai punti cardinali, la geometria dell’edificio, l’uso dei colori, e la presenza di elementi naturali come piante e corsi d’acqua.
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L’Intelligenza Artificiale proteggerà gli edifici dal caldo
Un team di ricerca dell’Università del Texas ha messo a punto, grazie all’intelligenza artificiale, nuove vernici capaci di riflettere meglio la luce solare e dissipare efficacemente il calore. Queste vernici intelligenti possono mantenere i tetti di edifici residenziali urbani fino a 20°C più freschi rispetto alle pitture tradizionali. Applicata sui tetti di un condominio di quattro piani in città calde come Rio o Bangkok, la vernice intelligente potrebbe far risparmiare circa 15.800 kWh all’anno — l’energia consumata da oltre 10.000 climatizzatori in un anno.
In Italia già è ampiamente utilizzata la vernice AirLite, mangia smog. Qui siamo di fronte ad un’evoluzione, facilitata dall’AI che ha ridotto a poche giornate mesi di sperimentazione. Un tipo di vernice ultra-riflettente capace di combattere l’isola di calore urbana, ridurre il consumo energetico e offrire un’arma concreta contro l’emergenza climatica — trasformando lo skyline cittadino in una vera città refrigerata dal colore.