È il Museo di Storia Naturale di Milano a guidare uno dei ritrovamenti paleontologici più rilevanti degli ultimi decenni in Italia: nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, in Valle di Fraele tra Livigno e Bormio, sono state individuate migliaia di orme di dinosauri risalenti a oltre 200 milioni di anni fa, estese su quasi cinque chilometri di affioramenti rocciosi.
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La scoperta risale a settembre 2025, quando il fotografo naturalista Elio Della Ferrara ha individuato sulle pareti di dolomia – oggi quasi verticali – una fitta concentrazione di impronte fossili. A riconoscerne immediatamente l’eccezionale valore scientifico è stato il Museo di Storia Naturale di Milano, che ha avviato le prime analisi in collaborazione con il MUSE – Museo delle Scienze di Trento e con il Dipartimento di Scienze della Terra Ardito Desio dell’Università degli Studi di Milano, sotto il coordinamento della Soprintendenza competente e in accordo con il Parco Nazionale dello Stelvio.
Migliaia di orme di dinosauri scoperte nelle Alpi lombarde
Secondo i primi studi, la maggior parte delle tracce è attribuibile a dinosauri erbivori prosauropodi, antenati dei grandi sauropodi del Giurassico, che si muovevano in branchi su antiche piane di marea. Si tratta delle prime orme di dinosauro mai rinvenute in Lombardia e delle uniche finora conosciute a nord della Linea Insubrica, uno dei principali elementi strutturali delle Alpi.
Per estensione, densità e stato di conservazione, il complesso Plator–Doscopa è considerato uno dei più importanti giacimenti di orme del Triassico a livello mondiale, destinato a diventare un punto di riferimento per la ricerca paleontologica internazionale. Un sito che, secondo gli studiosi, offrirà materiale di studio per decenni, contribuendo in modo decisivo alla ricostruzione degli ecosistemi alpini di oltre 200 milioni di anni fa.
Il ruolo dei musei e della ricerca scientifica
Il ruolo del Museo di Storia Naturale di Milano è stato centrale fin dalle prime fasi del riconoscimento. Come ha sottolineato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, la competenza dei ricercatori del museo – in particolare del paleontologo Cristiano Dal Sasso – ha permesso di comprendere immediatamente la portata del ritrovamento. Una scoperta che arriva a poche settimane dall’avvio delle Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026 e che getta una nuova luce sulle montagne lombarde, non solo come teatro sportivo ma come archivio naturale della storia del pianeta.
Sulla stessa linea l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, che ha evidenziato come il lavoro del Museo di Storia Naturale di Milano confermi il ruolo della città come centro di eccellenza nella ricerca scientifica e nella divulgazione culturale. Ritrovamenti di questa portata, ha spiegato, aprono nuovi scenari di conoscenza e pongono le basi per futuri progetti di studio, tutela e valorizzazione, con l’obiettivo di trasformare il sito in un’eredità culturale condivisa.
Ora l’attenzione si concentra sulle prossime fasi: approfondimenti scientifici, mappature dettagliate e strategie di conservazione di un patrimonio che, grazie al lavoro dei musei e delle istituzioni coinvolte, promette di diventare uno dei casi studio più significativi della paleontologia europea contemporanea.
Foto: Comune di Milano