‘India. Di bagliori e fughe’: al PAC le nuove urgenze creative dell’India contemporanea

Il PAC di Milano continua a indagare le geografie dell’arte contemporanea con India. Di bagliori e fughe, un’ampia collettiva che porta in scena le voci, le urgenze e le contraddizioni dell’India di oggi. La mostra, promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta dal PAC con Silvana Editoriale, rientra nel palinsesto dell’Olimpiade Culturale Milano Cortina 2026 e vede la curatela di Raqs Media Collective insieme a Ferran Barenblit.

L’esposizione riunisce artiste e artisti provenienti da diverse regioni dell’India, tra cui Anju Acharya, Malik Irtiza, Uzma Mohsin, Kaushal Sapre, Aarti Sunder, Sumakshi Singh e molti altri. Insieme, costruisce un affresco eterogeneo e in continuo mutamento. Un mosaico che non si limita a raccontare l’India contemporanea, ma ne intercetta i punti di frizione e li trasforma in questioni globali.

India. Di bagliori e fughe affronta il modo in cui una società attraversata da accelerazioni economiche, repressione politica e profonde trasformazioni culturali elabora nuove forme di convivenza. Le opere raccontano un Paese in cui l’urgenza del vivere associato genera comunità, archivi di memoria, linguaggi visivi e movimenti sociali.

Mohit Shelare Manhole Eclips, 2025 Courtesy l’artista

La mostra diventa così un dispositivo narrativo che cattura tensioni universali: disuguaglianze crescenti, identità in collisione, ricostruzioni storiche, pratiche di resistenza e immaginazione del futuro.

Dai ricami-kantha alle geografie contese

Le opere esposte scandagliano territori simbolici e fisici. Ecco, per esempio, i ricami kantha come archivi domestici viventi e i paesaggi del Kashmir, luogo sospeso tra nazionalismi, cancellazioni e ritorni. Ma anche il tema del corpo filtrato dal linguaggio medico, terreno di controllo e inquietudine e gli intrecci storici tra Bengala e Italia durante i totalitarismi. Non mancano, poi, manufatti coloniali, bestiarî e cosmografie, che danno forma ai “mostri” generati dalle nostre paure collettive.

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Accanto a questi scenari, emergono anche installazioni, performance e disegni che riflettono su caste, territori liminali e relazioni di potere. Tutto concorre a creare un paesaggio complesso, fragile e resiliente, dove convivono bagliori di speranza e desiderio di fuga.

Uno dei tratti distintivi del progetto è il rapporto diretto con la città. Grazie alla collaborazione con Casa degli Artisti, tredici autori presenti in mostra hanno trascorso periodi di residenza a Milano, dando vita a performance, incontri pubblici e nuovi lavori site-specific.

Ritika Sharma, Diurnal Movement, 2017. Courtesy l’artista

Dal dialogo con il Museo di Storia Naturale di Milano sono nate inoltre due opere inedite mentre parte dei lavori è stata realizzata anche con la partecipazione degli studenti dell’Accademia di Brera e della NABA, consolidando un ponte formativo e culturale tra Italia e India.

Immagini: crediti indicati; copertina: Tenzin Gyurmey Dorjee, Swimming Lesson, 2022. Collezione privata di Prem Prabhat Gurung e Juni Gurung