Tra ceramiche, luci e materiali inusuali, Fabrizio Dusi. Le parole degli altri apre a Brescia un dialogo profondo sul linguaggio e sulla capacità di ascoltare l’altro. Dal 17 ottobre 2025 all’11 gennaio 2026, gli spazi di Palazzo Martinengo di Villagana, sede di BPER Banca, ospitano la nuova personale dell’artista lombardo, a cura di Giorgia Ligasacchi, con la collaborazione di Ester Candido.
Un percorso immersivo e gratuito, che trasforma la parola nel fulcro di una riflessione visiva sulla comunicazione contemporanea. Il progetto nasce da un’idea tanto semplice quanto urgente: restituire valore alla parola in un’epoca che tende a svuotarla di significato. E Dusi indaga il linguaggio come veicolo di identità e di contatto, opponendosi all’appiattimento comunicativo imposto dalla velocità dei social e dei flussi informativi.
«La ricerca di un linguaggio universale e dominante non corrisponde a verità o autenticità. L’uniformità linguistica può apparire “dorata”, ma nasconde spesso la perdita della diversità, dell’ascolto, del significato profondo», spiega la curatrice. «È in questo spirito che la mostra rilegge la Torre di Babele non come condanna, ma come metafora di una pluralità che, se accolta, costruisce senso e valore, anziché frammentarlo. La contaminazione dei linguaggi non significa confondere, ma permettere al gesto pittorico di incontrare la voce, al segno grafico di farsi suono, all’arte di farsi relazione. Contaminare, qui, è un atto di fiducia: credere che, pur nella molteplicità, possiamo ancora comprenderci».
Un discorso che si intreccia idealmente con la mostra in corso nella sede modenese della Galleria, Il tempo della scrittura. Immagini della conoscenza dal Rinascimento a oggi, dedicata alla parola scritta. A Brescia, invece, la protagonista è la parola detta, pronunciata, ascoltata: la voce come gesto d’incontro.
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Il percorso espositivo, curato nell’allestimento da Andrea Isola, si fonda su due immagini simboliche: la Torre di Babele e l’Annunciazione. Due archetipi opposti e complementari, che raccontano la crisi e la rinascita del linguaggio. Babele, emblema della confusione e dell’incomunicabilità, si contrappone all’Annunciazione, che rappresenta invece l’ascolto consapevole, il dialogo come atto di libertà e di scelta.
In queste polarità Dusi costruisce un discorso visivo fatto di materiali contrastanti come la ceramica, il legno, la coperta isotermica e il neon. E di segni che parlano della fragilità della parola, ma anche della sua forza trasformativa.
Le opere da non perdere
Il visitatore è accolto sin dallo scalone d’onore da All that glitters is not gold, l’installazione luminosa che diventa monito: non tutto ciò che brilla comunica davvero. È una riflessione sulla spettacolarizzazione della parola nel nostro tempo, dove slogan e immagini spesso sostituiscono il dialogo autentico.
Salendo al primo piano, un’opera su coperta isotermica cattura lo sguardo: una figura immersa nella folla indossa una maglietta con la scritta Ascoltami. È una richiesta diretta, quasi un sussurro. La fragilità del materiale – leggero, riflettente, precario – diventa metafora del bisogno di protezione e di ascolto reciproco.
Il cuore della mostra è la grande installazione in ceramica dedicata alla Torre di Babele, una composizione corale di figure che, nel tentativo di costruire un mondo comune, finiscono per non capirsi più. Le scritte in lingue diverse sulle magliette dei personaggi materializzano l’istante della frattura comunicativa.
Un altro momento chiave è l’opera It’s time to make a decision, in cui Dusi reinterpreta in chiave contemporanea l’Annunciazione. La protagonista non è più un simbolo di passività, ma una figura femminile consapevole, posta davanti a una scelta. L’artista si ispira alle riflessioni di Michela Murgia in Ave Mary, che rilegge Maria di Nazareth come soggetto attivo, capace di rispondere liberamente all’annuncio dell’angelo. L’opera celebra il potere della parola come dialogo, non come imposizione.
Nell’alternanza di luce e ombra, di riflessione e ironia, Dusi costruisce un racconto che interroga la società contemporanea. La parola diventa qui materia viva, ponte tra individui e culture. È un invito a rallentare, ad ascoltare davvero, a riconoscere la pluralità dei linguaggi come ricchezza e non come ostacolo.
Immagini courtesy l’artista via Ufficio Stampa / In copertina: Fabrizio Dusi, One among the others (The fallen crowd), 2025- Ceramica smaltata e dipinta montati su pannelli in legno dipinto, 200 x 40 cm. Courtesy l’artista