Venerus: ‘Scrivere, Cancellare, Ricominciare’, il manifesto prende vita allo Spazio Serra

Milano si ferma, o almeno ci prova, con Venerus. Dal 29 settembre al 2 ottobre 2025, lo Spazio Serra alla Stazione Lancetti diventa teatro di un gesto artistico radicale. L’eclettico artista, infatti, abita isolato in uno spazio trasparente, arredato con l’essenziale – acqua, cibo in scatola, vernice e pennello – per riempire le pareti di vetro con testi inediti, cancellarli e ricominciare, in un ciclo che interroga effimero e speranza.

Visibile in diretta streaming 24 ore su 24, l’azione invita il pubblico a osservare (ma anche visitare durante gli orari di apertura dalle 6 alle 23) la performance che trasforma un punto di passaggio urbano in un laboratorio di introspezione. E per l’occasione Venerus ha realizzato anche un manifesto artistico ufficiale. «Ho deciso di stare qui, tra le pareti di vetro di questa galleria, sotto gli occhi di tutti e spesso di nessuno», scrive.

Immagine da Ufficio Stampa

«È da tempo che ci penso, che mi chiedo se ci sia un modo per verificare se il tempo e lo spazio realmente esistono. Se esiste un modo per capirci qualcosa di più, perché tutto mi sembra sempre più confuso. Ogni cosa diventa vuota e priva di senso se ci si sofferma a pensare alla direzione verso cui stiamo viaggiando in quanto umanità. Allora forse vale la pena provare a fermarsi».

Un ciclo di scrittura contro la frenesia

Venerus, nato nel 1992 a San Siro, sceglie Serra – un hub di arte pubblica nel cuore di Lambrate – per un atto poetico che vuole programmaticamente contrastare l’iperconnessione quotidiana. «Spesso mi ritrovo a non riconoscere più ciò in cui credo, ma per qualche strano motivo dentro di me non ha smesso di splendere la speranza. Non come una luce accecante, ma come una flebile fiammella da proteggere. Eppure è proprio questo bagliore che guida la mia strada, e mi porta a continuare a cercare», continua il manifesto.

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L’azione di scrivere sui vetri i testi accumulati negli ultimi due anni, cancellarli una volta riempiti e ricominciare evoca proprio la fugacità del tempo e il desiderio di contatto autentico. «Sarò custode silenzioso per quattro giorni. Mi rifugerò lì, dentro a questo speciale punto di passaggio e osservazione, e lentamente riempirò con un pennello le sue pareti di vetro di pensieri […] Quando avrò ricoperto ogni centimetro di spazio disponibile, allora le cancellerò una ad una, per poi lentamente e ripetutamente ricominciare. Visto che la città non si fermerà mai, ho deciso di farlo io per lei».

E conclude: «A indagare il mio profondo desiderio di trovare un punto di contatto con il prossimo. E con impressa nel cuore una domanda: cosa ne faccio di tutta questa speranza?». In un’epoca di distrazioni digitali, l’azione invita a interrogarsi sul senso del presente e sul ruolo dell’arte come spazio di autenticità. Il manifesto, condiviso in anticipo, ha preparato il terreno per un’esperienza catartica, dove lo spettatore – online o in loco – diventa co-protagonista di un ciclo che mescola introspezione e osservazione urbana.

La residency artistica live

Immagini da Ufficio Stampa