Dare un futuro alla memoria: questo è l’intento della ricerca “Nuove tecnologie per il miglioramento sismico degli edifici storici”, condotta dal Prof. De Felice dell’Università di Roma Tre all’interno del partenariato esteso CHANGES – Cultural Heritage Active Innovation for Next-Gen Sustanable Society

Il terremoto di magnitudo 6.3 che ha colpito L’Aquila nel 2009 e quello che successivamente, nel 2016,  ha distrutto i centri storici di Accumoli ed Amatrice hanno colpito profondamente non solo i territori interessati, ma anche l’immaginario sociale e politico intorno all’evento terremoto in Italia. 

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Da quelle distruzioni è nata l’esigenza di studiare il comportamento sismico delle costruzioni tradizionali e di sviluppare tecniche di rinforzo che consentano di ricostruire senza cancellare l’identità architettonica dei luoghi. Nasce così la ricerca “Nuove tecnologie per il miglioramento sismico degli edifici storici”, condotta dal Professor Gianmarco De Felice, docente di Tecnica delle Costruzioni nel Dipartimento di Ingegneria dell’Università Roma Tre e coordinatore dello Spoke 7 come membro del partenariato esteso CHANGES – Cultural Heritage Active Innovation for Next-Gen Sustanable Society, finanziato nell’ambito del programma NextGenerationEU.

Il professor Gianmarco De Felice, docente di Tecnica delle Costruzioni nel Dipartimento di Ingegneria dell’Università Roma Tre

Come proteggere gli edifici storici dagli eventi naturali salvandone l’identità

La ricerca è condotta e finanziata proprio all’interno del Progetto Changes: “Dopo i terremoti dell’Aquila nel 2009 e di Amatrice nel 2016 – spiega il docente – si è diffusa l’idea che gli edifici storici non siano conciliabili con adeguati livelli di sicurezza sismica. Così oggi, in molti borghi completamente distrutti, si ricostruisce in cemento armato, rivestendo le nuove costruzioni con una pelle finta che imita quella storica. Ma così si perde tutto: la memoria costruttiva, le tecniche tradizionali, la cultura del luogo”

La ricerca del gruppo coordinato da De Felice parte da questa riflessione per sperimentare soluzioni alternative che permettano di salvaguardare la sostanza autentica dei borghi. Le prove, condotte tra i paesi del cratere sismico e nei laboratori dell’Enea – Centro di Ricerca Casaccia, hanno portato alla realizzazione di prototipi di murature in pietra costruite con materiali recuperati dalle macerie e rinforzate con tecnologie innovative, come connettori in fibra di carbonio o mattoni porizzati progettati per integrarsi con la pietra faccia vista.

“Ricostruire in muratura – prosegue De Felice – significa mantenere il carattere costruttivo e visivo dei borghi, ma con tecniche aggiornate e materiali più performanti. Le nostre simulazioni dimostrano che è possibile ottenere livelli di resistenza sismica molto elevati, senza snaturare il patrimonio storico.”

L’obiettivo è duplice: recuperare la sicurezza e preservare l’identità. Non un restauro estetico, ma un approccio culturale che unisce ricerca scientifica e responsabilità verso il territorio.

Con questa ricerca e nel pieno spirito del Progetto Changes, Roma Tre riafferma il ruolo dell’università come ponte tra scienza, cultura e società: la conoscenza come forma di tutela del territorio e la tecnologia come strumento per dare futuro alla memoria.

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